Paulo Coelho

Stories & Reflections

Edizione nº 171 : L’atto di scrivere – il testo (fine)

Author: Paulo Coelho

Nel Guerriero della Luce Online precedente, ho parlato della lettura, della penna e della parola. Termino qui con alcune riflessioni sul testo finale.

Prima di tutto, ripeto quel che ho gií  detto: chiunque ha sempre una bella storia da raccontare, ed è proprio della condizione umana condividere con gli altri un po’ della propria esperienza. Forse mi domanderete: e l’editore? Come pubblicare queste esperienze?

In realtí , oggigiorno esistono varie piattaforme per questo (come internet o il giornale locale, per esempio) e ci sarí  sempre qualcuno interessato a cií² che scrivi. Tuttavia, se anche non ci fosse, scrivi per il piacere di scrivere.

A mano a mano che la penna traccia le parole sul foglio, le tue angosce scompaiono, e rimangono le gioie. Per questo, è necessario avere il coraggio di guardare nel profondo di se stessi, portare tutto cií² nel mondo esterno e avere pií¹ coraggio ancora per ammettere che, un giorno, quello che hai scritto potrí  (e dovrí ) essere letto da qualcuno.

E se fosse qualcosa di molto intimo?

Non devi preoccuparti. Migliaia di anni fa Salomone scrisse queste parole: “Cií² che è stato è cií² che dovrí  essere; e cií² che si è fatto, lo si tornerí  a fare; non v’è nulla, dunque, di nuovo sotto il Sole” (Ecclesiaste 1:9).

Ossia: se migliaia di anni fa non c’era niente di nuovo, immagina adesso! I nostri sentimenti di gioia e di angoscia sono sempre gli stessi, e non dobbiamo nasconderli. E anche se sotto il sole non c’è niente di nuovo, permane ancora la necessití  di tradurre tutto cií² per noi stessi e per la nostra generazione. 

Jorge Luis Borges disse una volta che in realtí  esistono soltanto quattro storie da raccontare:

A] una storia d’amore tra due persone

B] una storia d’amore fra tre persone

C] la lotta per il potere

D] un viaggio.

Pur tuttavia, nel corso dei secoli gli uomini e le donne hanno continuato a raccontare queste storie, ed è il momento che tu faccia la stessa cosa. Grazie all’arte della scrittura, entrerai in contatto con il tuo universo sconosciuto e, alla fine, ti sentirai un essere umano ben piú capace di quanto giudicassi. 

La stessa parola puí² essere letta in maniera diversa. Scrivi mille volte “amore”, per esempio, e in ognuna di queste volte il sentimento sarí  distinto. 
Una volta che le lettere, le parole e le frasi sono vergate sul foglio, la tensione necessaria perché cií² avvenga non ha piú ragione di esistere. 

Dunque, la mano che le scrive riposa, e sorride il cuore di chi ha osato condividere i propri sentimenti.

Chi passerí  accanto a uno scrittore che ha appena completato un testo, noterí  che il suo sguardo è assente, e che lui sembra distratto.

Ma lui – soltanto lui – sa che ha rischiato molto, che è riuscito a sviluppare il proprio istinto, che ha mantenuto l’eleganza e la concentrazione durante tutto il processo, e ora puí² concedersi il lusso di sentire la presenza dell’universo, vedendo che la sua azione è stata giusta e meritata. Gli amici piú intimi sanno che il suo pensiero ha cambiato dimensione, ora si trova in contatto con tutto l’universo: egli continua a lavorare, ad apprendere tutto cií² che quel testo ha portato di positivo, a correggere gli eventuali errori e ad accettare le sue qualití .

Scrivere è un atto di coraggio. Ma vale la pena rischiare.  
 
E i critici? 

Leggi le biografie: nessuno ne è sfuggito, in qualsiasi campo. Da James Joyce, che fu considerato dal rispettabile “Times” un pervertito, fino a Orson Welles, il genio del cinema, definito da Umberto Eco una persona mediocre.

Tu vai avanti. Perché spetta agli scrittori scrivere, ai lettori leggere e ai critici criticare. Invertire questa scala sarebbe, come minimo, sconsigliabile. Quasi tutti i giorni, io ricevo qualche messaggio elettronico di gente che si sente personalmente attaccata quando legge qualche cosa di negativo su di me nella stampa.

Io ringrazio per la solidarietí , ma spiego che questo fa parte del gioco. Sono criticato sin da quando ho scritto “L’alchimista” (il “Diario di un mago” è passato relativamente inosservato dalla stampa, se non per alcuni servizi giornalistici che parlavano dello scrittore, ma che quasi mai si riferivano al contenuto del libro).

Ho gií  visto molti scrittori riscuotere un enorme successo di pubblico, ma che, nel ricevere l’inevitabile lapidazione della critica, si avviano in due direzioni. La prima è che non riescono piú a pubblicare un libro: ed è il caso di “Il Profumo”, di Patrick Suskind. All’epoca, il suo editore (che è anche il mio editore in Germania) pubblicí² due intere pagine sui giornali locali – una con la critica che stroncava il libro, e l’altra con i librai che affermavano di adorarlo. “Il Profumo” si rivelí² uno dei maggiori successi di vendita di tutti i tempi. In seguito, Suskind pubblicí² una raccolta, due libri che aveva scritto prima del grande successo, e poi uscí­ di scena. 

Nel secondo caso, gli scrittori si sentono intimiditi e tentano di compiacere la critica al libro successivo. Susanna Tamaro aveva riscosso un plauso enorme da parte del pubblico (e una valanga di attacchi della critica) con “Va dove ti porta il cuore”. Il suo libro successivo, “Anima Mundi”, molto atteso dai lettori, sostituí­ alla poesia semplice e meravigliosa del titolo precedente una complessití  che le fece perdere i lettori fedeli, e alla fine non piacque neppure ai critici.

L’altro esempio è Jostein Gaarder. “Il mondo di Sofia” conobbe un successo mondiale, perché sapeva trattare la storia della filosofia in una maniera diretta e piacevole. Ma questo non piacque né ai critici né ai filosofi. Gaarder comincií² allora a complicare il suo linguaggio, e finí¬ per essere abbandonato dai lettori, pur continuando a essere detestato dai critici.

A quanto pare, nei paragrafi precedenti anch’io ho cominciato a giudicare. Perché? Criticare è facilissimo – quello che è difficile è scrivere libri.

Ne “Lo Zahir”, il personaggio principale (un famoso scrittore brasiliano) afferma di essere in grado di indovinare esattamente quel che sarí  detto del suo nuovo libro, che deve ancora uscire: “Ancora una volta, nei tempi turbolenti in cui viviamo, l’autore ci fa fuggire dalla realtí “. “Frasi brevi, stile superficiale”. “L’autore ha scoperto il segreto del successo – marketing”.

Proprio come il personaggio principale de “Lo Zahir”, io non mi sbaglio mai. Ho fatto una scommessa con un giornalista brasiliano, e ci ho colto in pieno.

Concludo questo testo con una frase del drammaturgo irlandese Brendan Behan:

“I critici sono come gli eunuchi in un harem. Teoricamente sanno qual è la maniera migliore di fare, ma non riescono ad andare oltre”.

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