Paulo Coelho

Stories & Reflections

Edizione nº 198 – E cosa faccio, in fondo?

Author: Paulo Coelho

Molti lettori a volte si lamentano che in questa colonna parlo poco della mia vita personale. Io ne parlo molto – principalmente delle mie investigazioni nel mondo immaginario. Loro insistono: “ma com’è la tua vita?” Ebbene, per una settimana sono uscito con un quaderno e ho annotato pií¹ o meno cií² che accade in sette giorni:

Domenica: 1] Guido in silenzio per i 540 kms da Parigi a Ginevra. Sei ore e nessuna conclusione importante, nessuna rivelazione straordinaria. Siccome adoro il mio lavoro, mi sono imposto di non pensarci mai la domenica, per cui cerco di controllarmi.

2] Stazione di rifornimento: vedo una collezione interessantissima di modellini di metallo. Penso di acquistarli tutti, ma immagino che poi avrí² un eccesso di bagaglio, e che molti potrebbero rompersi nel viaggio. Userí² internet per farlo.

3] Bagno. Pisolino. Cena con un’amica. Lei mi racconta che l’uomo al quale è interessata vuole soltanto fare l’amore. Niente di pií¹. Non so cosa rispondere.

Lunedí¬: 1] La sveglia suona alle 10:15, e come Piano B (i nati sotto la Vergine hanno sempre un Piano B) anche la centralinista dell’albergo chiama in camera. Mi trovo qui in qualití  di membro della direzione di una rispettabile fondazione, e sono in dubbio se usare gli stivali da cowboy operati in rosso, bianco e nero. Decido che li metterí² – con gli artisti certe cose sono tollerate.

2] Colazione rapida con un amico che lavora in banca. Gli domando cosa ne pensi della crisi attuale – e mi da una serie di risposte alle quali neanche lui crede. Gli mostro il giornale del giorno: una conferenza di banchieri, per aggirare la crisi. Uno di essi afferma che non conoscono bene i “prodotti finanziari” che stanno vendendo. Ottimo che io abbia i miei soldi in un fondo di risparmio: i nati sotto la Vergine non corrono rischi in questo campo.

3] Colazione con la direzione. Domando che cosa ne pensino della situazione in Georgia. Nessuno vuole parlarne, ma hanno apprezzato tantissimo i miei stivali da cowboy.

4] La riuniuone va benissimo, senza stress. Apprendo molto. Alla fine, salendo in automobile, dimentico i documenti sul tettuccio.

5] Quando ne esco, i documenti cadono in mezzo alla strada. Resto lí¬ una mezz’ora a raccogliere tutto, con le auto che suonano e mi insultano. Un membro della direzione passa, si ferma poco pií¹ avanti, mi domanda se voglio aiuto. Rispondo che no, ne basta uno lí¬ a rischiare la vita per un motivo tanto stupido.

6] Oggi posso telefonare usando il sistema “mani libere”, mentre guido. Chiedo a Mí´nica, la mia agente, di cancellare Praga e Berlino (ogni volta che viaggio, ho sempre meno voglia di viaggiare). Lei dice che dobbiamo incontrarci prima della Fiera di Francoforte per “definire alcuni dettagli”. Parigi o Barcellona? Parigi, decide lei. Chiamo Paula, la mia assistente, per domandarle perché il mio blog abbia avuto pochi commenti ieri – lei spiega che hanno cambiato la configurazione, e ha appena approvato cento commenti.

7] Arrivo a Parigi alle undici di sera. Mi aspettavo di trovare una montagna di cose lí¬ ad attendermi, ma ci sono solo due pacchi di libri da autografare, e qualche lettera. Ma io ho viaggiato! Sono stato in un altro paese! Mi rendo conto che ho viaggiato poco pií¹ di 24 ore.

8] Cena. Lascio il computer acceso, per scaricare “American History X”. Vado a dormire verso le due del mattino, dopo aver letto alcune pagine del “Mio anno come membro dell’Islam radicale”, di Daveed Gartstenstein-Ross. Il libro è ottimo, ma non riesco ad andare molto avanti.

Martedí¬: 1] Alle 10:00, colazione con caffellatte, succo d’arancia, pane e olio – è sempre la stessa cosa, anche quando mi trovo negli alberghi, il che capita nella maggior parte dell’anno. Tre compresse di Echinacea, un’erba che si dice rafforzi l’organismo contro i raffreddori, e che si è dimostrata fedele alla sua reputazione (anche se cií² non è avvalorato da una base scientifica).

2] Internet: Lettura delle e-mail di lettori. Lettura delle e-mail di lavoro (il mio ufficio filtra le pií¹ rilevanti), leggere i clipping, visitare un portale in Brasile e un altro negli Stati Uniti per leggere le notizie del giorno. Vedo che gli argomenti sono pií¹ o meno quelli di sempre: permesso per citare qualche mio brano in libri (sempre dato), inviti per conferenze (sempre rifiutati). Oggi ho un’intervista per un giornale della Finlandia, che pubblicherí  queste colonne. Rimango un’ora davanti al computer.

3] Camminare un’ora senza fermarmi – dovunque mi trovi, raramente manco di farlo. Oggi ho invitato la mia assistente ad accompagnarmi: è appena tornata dalla vacanze in Brasile, e deve sposarsi in ottobre. Parliamo delle vacanze.

4] Di nuovo davanti al computer. Ad aggiornare il blog, a leggere una intervista in cui lo stupido attore David Thewlis dice che la sua parte in “Veronika decide di morire” (che debutta l’anno prossimo) è stata “solo due settimane di lavoro in pií¹”. Ne sono irritato. Leggo il resto dell’intervista e noto che si lagna di tutto cií² che ha fatto nella vita. L’irritazione svanisce.

5] Tiro con l’arco. Bagno. Computer di nuovo. Chiedo che controllino ancora una volta se non ci siano problemi con il volo di domenica per il Brasile. In teoria, non ce ne sono.

6] Ho dimenticato di annotare dove ho cenato. Guardo “Benvenuto a Sarajevo”. Leggo, da cima a fondo, l’Herald Tribune. Tento di riprendere il “Mio anno nell’Islam radicale”, ma non avanzo che di poche pagine.

Mercoledí¬: 1] Lo stesso di 1, 2, 3 sopra, eccetto che questa volta la mia compagna di passeggiata si chiama Maarit, una lettrice che ho incontrato nella comunití  sociale Myspace. Lei sta studiando per diventare suora. Parliamo a lungo sulla situazione della Chiesa Cattolica, e ci ripromettiamo di tenerci in contatto.

2] Mí´nica arriva. Chiacchieriamo dalle ore 15:00 alle due del mattino seguente, discutendo il programma di lancio del nuovo libro, cosa devo dire a Francoforte, e dove sarí  la festa per il suo compleanno (compie 40 anni a novembre). Suggerisco che si faccia nella sua casa a Barcellona, ma lei dice che hanno messo un ponteggio e non si riesce ad avere la vista sulla cittí . Le rispondo che, di notte, tutte i panorami di cittí  sono uguali – un mucchio di luci che lampeggiano. Lei, comunque, non si convince. Dice che devo rilasciare pií¹ interviste. Passiamo tutto il tempo chiusi nell’appartamento, dato che Mí´nica semplicemente odia camminare. Chris ha preparato la cena ed è andato a dormire gií  da un pezzo.

3] Alle 2:15 del mattino io dico che sono stanco, voglio andare a dormire, ma lei sembra tanto arzilla come se si fosse svegliata in quel momento; eppure è lei che, oggi, ha vissuto l’esperienza nella camera delle torture che conosciamo sotto il nome di “aeroporto”.

4] Riesco a convincerla ad andare a dormire alle 2:30 del mattino. Con una serie di argomenti ancora pendenti. Oggi, niente Herald Tribune, né il “Mio anno nell’Islam radicale”.

Giovedí¬: 1] Colazione con Mí´nica, mia agente ed amica, che ha passato meno di un giorno a Parigi, e speso 10 ore chiacchierando con me (nello stesso posto, giacché detesta camminare, nonostante la bella giornata autunnale). Lei parte per Barcellona e io vado al computer a controllare le e-mails, le richieste di autorizzazione, gli inviti (tutto gií  debitamente filtrato dall’ufficio). Lettura delle email dei lettori.

2] La stupidaggine del giorno è a carico di Frei Betto, un religioso brasiliano che fino a qualche minuto fa consideravo mio amico, ma che è autore di una colonna pubblicata su un giornale dell’interno, dove mi attacca gratuitamente – o meglio, attacca tutto quanto significhi “cultura popolare”. Con internet, veniamo a sapere tutto. Gli mando una e-mail troncando ogni legame di amicizia. Per precauzione, ne mando copia a tutti gli amici comuni che abbiamo, in modo da assicurarmi che arrivi nelle sue mani.

3] Juliette arriva per prendere in prestito uno stereo che ho ricevuto mentre mi trovavo a St.Moritz, in Svizzera. E’ per la festa a sorpresa per suo marito, che festeggia 40 anni (sembra che tutti quelli che mi stanno intorno stiano festeggiando 40 anni). Lo stereo sembra un tostapane elettrico, ma in realtí  emette impulsi digitali, il che consente che la musica venga udita con la stessa intensití  e altezza di una sala per 200 persone. Non l’ho mai usato, ma almeno sta servendo ad un’amica.

4] Camminare un’ora, come sempre. Tiro con l’arco, come sempre. Scrivere la mia colonna settimanale (che ora state leggendo).

5] Cena con Chris in un ristorante giapponese. Ordino lo stesso piatto. Non so perché, ogni volta che vado in un ristorante nuovo e mi piace quello che ho mangiato, finisco per riprenderlo. Mancanza di immaginazione, credo.

Venerdí¬;: 1] colazione, computer. Aggiornamento del blog quotidiano.

2] Prendo il giornale e vado a passare la giornata a Champ de Mars, vicino al mio appartamento a Parigi. Mi trattengo a guardare le persone che si preparano per l’inverno: la maggior parte sta scattando foto della Torre Eifell o parlando al cellulare. Passo davanti a un museo (Museu Branly), vedo che non c’è fila e decido di entrare. Esposizione di arte indigena da vari continenti del mondo – comincio a immaginare che ci sia qualcosa che non va nella nostra civiltí , giacché queste tribí¹ e queste persone sono capaci di fare dei lavori molto pií¹ interessanti e significativi di cií² che vediamo oggi nel campo delle arti plastiche. Ma non serve reclamare né scriverne – ci sono tesi su tesi riguardo ai “concetti artistici” contemporanei, che includono una mucca imbevuta di formalina (venduta per 30 milioni di dollari) e due pareti di ferro ossidato (prezzo: sui cinque milioni di dollari). Penso che Frei Betto, nella sua nuova incarnazione come intellettuale d’avanguardia, avrí  anche lui una sua tesi a sostegno di questo.

3] Torno a casa, le valigie sono pronte, l’autista aspetta, l’auto si dirige all’aeroporto Charles de Gaulle. Il volo è fissato per le 22:15, ma l’attuale camera di tortura (nota come “aeroporto”) esige che noi ci troviamo lí  un’eternití  prima.

4] Decollo alle 23:50 (un’ora di ritardo). Passerí² una ventina di giorni in Brasile prima di andare a Francoforte. Ma, come sempre, non frequenterí² nessun ristorante alla moda, il che significa che ben presto mi toccherí  sentire la stessa domanda: “quando è che torni nel tuo paese?”

A quel che capisco, chi non frequenta i ristoranti alla moda non esiste.

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