Paulo Coelho

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La montagna magica

Author: Paulo Coelho

Credo che una delle una delle piú belle regioni del mondo sia la Languedoc, una parte dei Pirenei che si trova a sud-ovest della Francia. Io ci sono gií  stato piú volte, e sono colpito dalle sue valli, le sue montagne, la sua vegetazione e i suoi fiumi. Eppure, dato che l’essere umano è del tutto imprevedibile, fu proprio in quella zona magnifica che nacque la prima grande “eresia” europea: il catarismo.

Molti libri sono gií  stati scritti sul tema: eppure, è possibile riassumere la filosofia catara in una semplice frase: l’Universo fu creato dal demonio. Tutta questa bellezza apparente è un’opera diabolica.

Secondo l’enciclopedia, i catari erano dualisti e credevano nell’esistenza di due dèi, uno del bene (Dio) e l’altro del male (Satana), che avrebbe creato il mondo materiale. Per questo motivo, osservavano il voto di castití , non intendevano procreare e dare altri adepti al diavolo. Si denominavano “perfetti”, ed erano pronti al martirio per provare l’importanza della loro convinzione. La fine simbolica del movimento, che scatení² le prime crociate di cui si ha notizia, avvenne il 15 marzo 1244 nella fortezza di Montségur: dopo un lungo assedio, durante il quale fu loro offerta la conversione al cattolicesimo o la morte, all’incirca 250 “perfetti”, uomini, donne e bambini, scesero dalla montagna cantando e si gettarono nelle fiamme del falí² accesso appositamente per questo.

Per molto tempo mi sono interessato al catarismo. Nel 1989, conobbi Brida O’Fern (in seguito, personaggio di uno dei miei libri) che era stata catara in una incarnazione precedente. All’inizio di quello stesso anno avevo conosciuto Mí´nica Antunes, all’epoca solamente mia amica, e oggi mia amica ed agente.

Siccome dovevo, per ragioni spirituali, fare il cammino cataro (un sentiero che collega i castelli/fortezze dei “perfetti”) la invitai a partecipare a un tratto del percorso.

Mí´nica ed io arrivammo ai piedi della montagna di Montségur in un pomeriggio di agosto. Avevamo programmato di risalire la montagna l’indomani, e dopo cena andammo a chiacchierare nel luogo in cui era stato acceso il famoso falí², quasi 800 anni prima (un insignificante monumento demarca il posto). Il cielo era coperto, con nuvole talmente basse che non riuscivamo neppure a vedere le rovine del castello sulla cima della gigantesca roccia. Solo per provocare Mí´nica, dissi che forse sarebbe stato interessante salire quella notte stessa. Lei disse che no, e io mi sentii sollevato: immaginate se avesse detto di sí­?

In quel momento, si ferma un’auto, della stessa marca e dello stesso colore della mia. Ne scende un irlandese e domanda – come se fossimo della zona – da che lato si puí² scalare la roccia. Gli suggerisco di farlo con noi l’indomani, ma lui è deciso a salire quella notte stessa: intende assistere al sorgere del sole lassú in cima, affermando che potrebbe essere stato cataro in una vita passata. Non è che per caso potevamo prestargli una torcia?

E tutto sembra combinarsi: Brida, l’obbligo di fare il cammino cataro, lo scherzo di alcuni minuti prima con Mí´nica, e ora quel tizio lí­, con un’auto uguale alla mia. íˆ un segnale. Vado fino all’albergo nel paese dove siamo alloggiati e riesco a trovare una torcia – l’unica che c’è.

Mí´nica sembra spaventata, ma io sostengo che dobbiamo proseguire. I segnali sono segnali, dico. Il tizio appena arrivato domanda dove sia il cammino. Non importa, rispondo io, basta salire. Il cammino è verso l’alto.

E per un periodo di tempo che non riesco a ricordare, tutti e tre scalammo di notte una montagna che non conoscevamo, e in mezzo a una nebbia che consentiva di vedere a tre palmi appena davanti a noi. Finalmente, attraversate le nuvole, il cielo si riempí­ di stelle, la luna era piena, e davanti a noi c’era la porta della fortezza di Montségur.

Entriamo, contempliamo le rovine. Io guardo la bellezza del firmamento, mi domando come siamo riusciti ad arrivare sin lí­ senza incidenti, ma ritengo meglio smetterla con le domande e limitarmi ad ammirare il miracolo. I catari contemplavano questo stesso cielo, eppure pensavano che tutte quelle stelle fossero opera del demonio. Non capirí² mai i catari, anche se rispetto l’integrití  con cui si dedicavano alla propria fede.

Sono tornato a Montségur e ho risalito la montagna altre volte, ma non sono mai riuscito a trovare la strada che abbiamo percorso quella notte d’agosto del 1989.

I misteri esistono.

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