Stories & Reflections
Mi ero proposto di pubblicare qui, in questo spazio, una volta all’anno, alcuni dei testi di Carlos Castañeda, un antropologo che ha segnato la mia generazione con i racconti dei suoi incontri con stregoni messicani. Per mancanza di spazio, non lo faccio dal 2004. Oggi mi sono svegliato pensando: Castañeda, nonostante tutti coloro che lo hanno criticato e tutto il suo lavoro che in seguito mi è sembrato assai disorganico, non deve essere dimenticato. Ecco dunque, edite, alcune delle sue riflessioni.
L’intenzione è la cosa piú importante: per gli antichi stregoni del Messico, l’intenzione (intento) è una forza che interviene in tutti gli aspetti del tempo e dello spazio. Per poter utilizzare e manipolare questa forza, essi avevano bisogno di mantenere un comportamento impeccabile. La meta finale di un guerriero è poter alzare il capo al di sopra del solco in cui è confinato, guardarsi intorno e modificare cií² che desidera. Per questo, necessita di disciplina e attenzione totale.
Niente è facile: niente a questo mondo viene dato in regalo: tutto deve essere appreso con molto sforzo. Un uomo che persegue la conoscenza deve avere lo stesso comportamento di un soldato che va in guerra: ben desto, con paura, con rispetto, e con assoluta fiducia. Se osserverí queste condizioni, potrí perdere una o l’altra battaglia, ma non si lagnerí mai del proprio destino.
La paura è naturale: la paura della libertí che la conoscenza ci porta è del tutto naturale: tuttavia, per quanto terribile sia l’apprendistato, è peggio vivere senza sapienza.
L’irritazione è superflua: irritarsi con gli altri significa dare loro il potere di interferire nelle nostre vite. íˆ imperativo mettere da parte questo sentimento. Le azioni altrui non possono in alcun modo sviarci dalla nostra unica alternativa nella vita: l’incontro con l’infinito.
Il fine è un alleato: quando le cose cominciano a essere confuse, il guerriero pensa alla morte e, immediatamente, ritrova di nuovo il proprio spirito. La morte è ovunque. Possiamo paragonarla ai fari di un’auto che ci segue in una strada piena di curve: a volte li perdiamo di vista, a volte appaiono troppo vicini, a volte si spengono. Ma questa automobile immaginaria non si ferma mai (e un giorno ci raggiungerí ). Solo l’idea della morte dí all’uomo il distacco sufficiente per andare avanti, malgrado tutte le incertezze. Un uomo consapevole che la morte si sta avvicinando tutti i giorni prova di tutto, ma senza ansia.
Il presente è unico: un guerriero sa attendere, perché conosce cií² che sta aspettando. E, mentre attende, non desidera niente: in questo modo, qualsiasi cosa egli riceva – per quanto piccola sia – è una benedizione. L’uomo comune si preoccupa troppo di voler bene agli altri, o di essere benvoluto. Un guerriero sa cií² che desidera, e questo è tutto nella sua vita (e in questo concentra ogni sua energia). L’uomo comune spreca il presente comportandosi come vincitore o perdente e, a seconda dei risultati, si trasforma in persecutore o vittima. Il guerriero, d’altro canto, si preoccupa solo delle proprie azioni, che lo condurranno all’obiettivo che ha tracciato per se stesso.
L’intenzione è trasparente: l’intenzione (intento) non è un pensiero, né un oggetto, né un desiderio. íˆ cií² che fa trionfare un uomo nei propri obiettivi, e lo fa rialzare da terra anche quando ha ormai ceduto alla sconfitta. L’intenzione è piú forte dell’uomo.
La battaglia è sempre l’ultima: lo spirito del guerriero non si lamenta di niente, perché egli non è nato per vincere o perdere. íˆ nato per lottare, e ogni battaglia è l’ultima che intraprende sulla faccia della Terra. Per questo, il guerriero lascia sempre libero il proprio spirito, e quando si abbandona al combattimento, sapendo che la propria intenzione è trasparente, ride e si diverte.